domenica 25 gennaio 2009

CONTINUIAMO CON REGOLE NUOVE


Avevo detto che non avrei risposto ai commenti al post precedente - quello che ipotizzava la chiusura del blog - e mantengo strettamente la parola.

Questo non vuol dire che la lettura dei commenti non sia stata interessante e istruttiva. Al contrario. Oltre a confermare in pieno quanto ho scritto nel post precedente - e di cui non cambio una sola virgola - mi ha aiutato a scegliere una delle tre soluzioni possibili (chiudere, bloccare i commenti, selezionarli molto rigidamente). Non si creda che avessi già deciso a priori cosa fare - e se qualcuno lo crede, pazienza.

Decido di non chiudere, come quasi tutti hanno chiesto. Tuttavia mi pare eccessivo bloccare del tutto i commenti. Se si scorrono i commenti inviati fin qui ce ne sono diversi interessanti e si sono verificate discussioni utili. Non vedo perché censurarle. Ricominciamo piuttosto così: la moderazione dei commenti sarà molto selettiva. Non è poi un gran lavoro: si vede subito se un commento è stato sparato a casaccio o è frutto di una riflessione.

Avrei potuto farlo subito? Proprio questo è il problema. Visto che subivo proteste persino per un ritardo, figuriamoci se cominciavo a selezionare senza fissare un criterio... Avrei dovuto affrontare una valanga di spiegazioni. Ci vuole una cesura netta dopo di che non c'è nulla di cui rendere conto.

Quindi d'ora in poi questo è un blog dove si possono inviare commenti ma sapendo che compariranno soltanto quelli che reputo interessanti a insindacabile mio giudizio. Secondo criteri "meritocratici", tanto per essere coerenti con uno slogan sollevato in ambito scolastico. E chi non è d'accordo può sempre aprirsi un blog per conto suo (Petrolini docet).

9 commenti:

Cecilia ha detto...

Grazie,
Cecilia

P.S. Questo puo' anche non pubblicarlo ;o)

agapetòs ha detto...

Grazie.
Giovanni Corbelli

Myosotis ha detto...

Un blog appartiene a chi lo apre e lo gestisce, è casa sua. E io in casa mia faccio entrare chi voglio, e deve comportarsi civilmente altrimenti gli riapro la porta per uscire.
Cmq grazie per rivederLa qui: è l'unico blog che frequento quasi quotidianamente, con soddisfazione.

Anonimo ha detto...

Gentile professor Israel,
leggo spesso questo blog, pur avendo idee e orientamenti politici differenti dai suoi, molto. Ma le sue opinioni mi sono preziose: da insegnante di scuola primaria e attulamente anche supervisore del tirocinio all'Università di Bologna (figura ibrida ma utile a costruirsi un osservatorio nuovo sulla realtà scolastica), il confronto con chi non la pensa come me è spesso spunto di necessaria riflessione e le sue opinioni non sono mai banali.
Non le ho mai scritto: ho trovato urticanti alcuni suoi interventi sulla scuola, ho un punto di vista differente dal suo anche se credo sia necessario cambiare proprio a partire dalla scuola primaria. Le classifiche mi lasciano indifferente e vedo una realtà che certe classifiche non fotografano. Penso anche sia necessario intervenire nella selezione degli insegnanti (a me piace questo nome e tengo ancora a quello di maestro), perchè vedo quale preparazione universitaria si impartisce nelle aule d'ateneo e quale formazione professionale viene costruita nel quadriennio.
Sono un uomo di sinistra ma sostengo tenacemente il diritto all'esistenza di Israele (opinione che in politica attiva, da studente soprattutto, mi ha creato più di un problema), tuttavia sono dubbioso sugli ultimi avvenimenti: anche in questo avrei voluto "dialogare" con lei.
Sono un uomo di sinistra ma vorrei che lei tenesse aperto questo canale: ho scoperto soltanto oggi che aveva pensato di chiuderlo. Se può confortarla l'opinione di un "lettore" che spesso non la pensa come lei, la esorto a continuare questa eperienza e la rignrazio.

Saluti, Vincenzo Manganaro

Giorgio ha detto...

Le chiedo scusa, professor Israel, se intervengo ancora, stavolta con un metacommento (per i “non addetti ai lavori”, un commento sui commenti).
A volte si può commentare un intervento con un commento diretto, altre volte con un commento indiretto, altre volte ancora senza commentarlo, alcune altre volte ancora con un “no comment”.
Nell’ultimo caso, è come voler dimostrare che uno è uguale a zero?

Saluti
Giorgio Della Rocca

Caroli ha detto...

Scusi, Giorgio Della Rocca, ma non ho capito cosa intende, forse per un mio limite mentale (alzi la mano chi non ne ha). Vuole per cortesia dettagliare meglio? Grazie.

Caroli ha detto...

Caro prof. Vincenzo Manganaro, prego anche lei, come già ho fatto con Ulderico, di seguire il consiglio di Gaber e mandare le etichette (destra, sinistra,...) in soffitta. Qui le persone si incontrano e dialogano: solo i maleducati e i presuntuosi non hanno cittadinanza. Del resto, la bellezza del confrontarsi consiste anche nel fatto che ognuno ha quelle che Giussani chiamava "evidenze elementari", no? Con simpatia.

Giorgio Israel ha detto...

Anch'io non ho capito. Ma una cosa mi è chiara: che se non c'è una spiegazione chiara e succinta, con riferimenti concreti, questa rischia di diventare una classica diatriba sul sesso degli angeli che taglierò subito spietatamente...
P.S. Se il riferimento è a un mio no comment a un altro post, per mia colpa è venuto dopo a un commento del tutto innocente, invece che a un altro che mi definiva un genio. Se il problema è questo, ho soppresso il No comment e la questione è chiusa...

Giorgio ha detto...

La mia era solo una battuta, non mi riferivo a nessuno in particolare.
Volevo solo dire che se una persona, commentando un intervento con: “Nessun commento”, vuole dimostrare che uno è uguale a zero, o qualcosa di simile, è un problema suo.
Ma la Matematica non è un’opinione. Tant’è vero che in una delle Teorie Assiomatiche degli Insiemi (per gli “addetti ai lavori”, mi riferisco a quella di Zermelo-Fraenkel; le Teorie Assiomatiche degli Insiemi sono state elaborate al fine di eliminare alcune contraddizioni presenti nella Teoria Ingenua – ovvero intuitiva – degli Insiemi, il cui creatore è considerato George Cantor) si definisce il numero “uno” come l’insieme che ha come (unico) elemento il numero “zero” (che coincide con l’insieme vuoto). Non c’è alcuna contraddizione.

Giorgio Della Rocca