lunedì 24 aprile 2006

CASCANO LE BRACCIA...

Giovedì debbo tenere una conferenza a Bari su invito dell'Associazione Italia-Israele.
Ricevo una telefonata da una giornalista di un quotidiano del meridione che desidera un'intervista in relazione al tema della conferenza: le forme attuali dell'antisemitismo in Europa.
Accetto. Dopo qualche domanda generica, mi chiede: "Come mai gli ebrei, che sono tanto intelligenti, hanno posizioni di prestigio nella cultura, hanno tanti premi Nobel, e quindi contano molto in politica, non sfruttano queste posizioni di forza per imporre la pace in Medio Oriente?"
Mancano le parole. Insomma, la signorina mi intervista sul tema delle forme attuali dell'antisemitismo in Europa, e che fa? Riprende uno dei più logori luoghi comuni dell'antisemitismo e lo coniuga con una boiata bestiale: perché i premi Nobel ebrei non danno ordine di fare la pace in Palestina....
Alla domanda successiva accenno ai "Protocolli dei Savi di Sion" e sento un pesante silenzio. Chiedo: "Ha capito di cosa si tratta?". Risposta: "Non l'ho letto". Non ha capito che non si tratta di uno degli ultimi best sellers di Crichton.
Questa è la bestiale ignoranza in cui viviamo. Ignoranza peraltro corrotta e niente affatto pulita, perché è intrisa di pregiudizi. Perché la signorina non sa che cosa sono i "Protocolli", ma la schifezza razzista degli ebrei che comandano la cultura mondiale, e quindi sono seduti sul trono del mondo, quella sì, ce l'ha nella testa.
In questi casi, viene voglia di chiedersi a che serve agitarsi in questa Eurabia che ormai precipita nel pozzo?

mercoledì 19 aprile 2006

LINGUA DI LEGNO

Piero Fassino è, assieme a Francesco Rutelli, quanto di meglio può offrire il centro-sinistra in tema di politica estera. Ne costituisce una prova la sua intervista al Corriere della Sera (19 aprile 2006), in cui ha condannato "senza se e senza ma" i kamikaze palestinesi e la giustificazione che Hamas ha dato dell'ultimo attentato terroristico a tel Aviv.
Tanto più sconcertante e deprimente è il fatto che egli abbia ricorso in questa intervista a quella che i francesi chiamano la "langue de bois", la "lingua di legno" dei comitati centrali e della politica politicante.
In primo luogo, Fassino ha definito il titolo del Manifesto sull'attentato - I frutti del male - "ambiguo" e che "rischia di apparire, anche se non voluta, come una forma di giustificazione". Ma ha letto Fassino Il Manifesto? Si rende conto che tutto è, salvo che ambiguo: è chiarissimo, è una giustificazione voluta. È veramente necessario tenere assieme tutto il circo, anche nelle sue manifestazioni deteriori? Ma non era finita la vecchia prassi di stile comunista dell'"unità" a tutti i costi e contro ogni evidenza?
In secondo luogo, Fassino ha evitato di prendere le distanze dalla dichiarazione di Prodi, dicendo che "bisogna stare attenti a non fare i grilli parlanti". Ma chi sarebbero i grilli parlanti? Il giornale di Rutelli che ha criticato severamente Prodi?
In terzo luogo, egli ha enunciato un bizzarro concetto: "non punire Hamas ma persuaderlo". Che vuol dire, in concreto? Come si fa a persuadere un assassino a non compiere un delitto? Inondandolo di mazzi di fiori? Non sarà piuttosto il caso di minacciarlo di punizioni e, ove questi sia ultrarecidivo e per giunta dichiari di voler ripetere il delitto in futuro, metterle in atto, se non altro per non rendersi poco credibili e persino ridicoli? L'Europa, che certo è tradizionalmente prudente e indulgente ha deciso di passare alle "punizioni". Perché Fassino sente il bisogno di precisare che occorre persuadere e non punire? Non sarà un modo di riproporre per la porta di servizio la posizione di Prodi, che su Al Jazeera ha suggerito di correggere la posizione europea in senso più indulgente nei confronti delle "interessantissime aperture di Hamas"?
Viene in quarto luogo un argomento completamente illogico: occorre evitare di "buttare la dirigenza palestinese nelle braccia di chi, in cambio di fondi, la sospinge su una linea ancora più estremista". Se il criminale suddetto usa dei fondi che noi gli diamo per acquistare armi ed esplosivi, e se dimostra di non aver bisogno del nostro denaro perché tanto può ottenerlo altrove, che senso ha continuare a darglielo? Forse che le armi e gli esplosivi acquistati con il denaro europeo fanno meno male di quelle acquistate con il denaro iraniano? E in che modo potremmo prevenire una deriva ancora più estremistica se non minacciando di tagliare i fondi? Se poi la minaccia è spuntata, c'è poco da fare. O meglio, l'unica cosa logica e onesta sarebbe aiutare Israele.
Dispiace, perché - lo ripetiamo - Fassino è uno delle personalità più aperte alle ragioni di Israele che esistano nel centro-sinistra. Perciò, se anche lui è costretto a parlare la "langue de bois", stiamo davvero freschi.

Giorgio Israel